È il comune più piccolo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Carapelle Calvisio. Un suggestivo borgo della provincia de L’Aquila, che per il parco è la porta d’accesso meridionale. Arroccato su di una propagine meridionale del Gran Sasso, Carapelle Calvisio è una vera oasi serena circondata da boschi di querce e di pini, con meno di 100 abitanti e – nell’aria – il profumo della natura. Pare che le sue origini risalgano all’epoca romana: secondo quanto scritto dallo storico Antinori, non lontano dall’abitato sorgeva in passato un tempio dedicato a Venere, in località San Marino. Dal nome della sua sacerdotessa, Calvisia, deriverebbe l’aggettivo Calvisio, che si aggiunse in un secondo momento a Carapelle. Carapelle Calvisio, il più piccolo comune del Gran Sasso. A dispetto delle sue piccole dimensioni, Carapelle Carvisio ebbe una storia travagliata: appartenne al Convento di San Vincenzo al Volturno, poi a Carlo I d’Angiò, che ne fece una baronia insieme a Castelvecchio Calvisio, Calascio, Rocca Calascio, Santo Stefano e, per un breve periodo, anche Castel del Monte. Alla fine del 1300, Carlo III di Durazzo concesse la baronia in feudo a Pietro Conte di Celano; assalita da Braccio di Montone, finì poi nelle mani di Antonio Piccolomini, di Ottavio Cattaneo, di Francesco de’ Medici (Granduca di Toscana) e poi di Carlo III Borbone, Re di Napoli. Indipendente a partire dal 1906, oggi Carapelle Carvisio racconta quella storia nelle sue architetture. Ci sono tratti di mura medievali, e c’è la chiesa di San Francesco d’Assisi con affreschi del 1400, 1500 e 1600. E poi la Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine e di San Vittorino, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la chiesa e la fonte medioevale di San Vittorino, la torre d’avvistamento e il Santuario di San Pancrazio. Luoghi magici, intrisi di passato, da visitare prima d’assaporare la sua gastronomia: impossibile non assaggiare i suoi tartufi, uno tra i più buoni oli d’oliva dell’Abruzzo, i suoi cereali. Per poi partire alla scoperta del Parco Nazionale, che tra quelli italiani è uno dei più belli. E che è ricco di borghi, di sentieri, di una natura da scoprire a piedi, in bicicletta oppure a cavallo, godendosi la bellezza di una tra le aree protette più estese e preziose d’Europa.
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