L'antico "Castrum Maccle" si trova in uno dei luoghi più affascinanti e "misteriosi" su uno sperone roccioso che sovrasta le vallate del Salinello. L'imponente Castel Manfrino si alza a 963 metri di quota, in vista delle cime della Montagna di Campli e della Montagna dei Fiori, in un luogo già occupato da un Castrum romano. Vero e proprio gioiello dell'architettura militare medievale, la pianta del castello si sviluppa con orientamento longitudinale da nord verso sud. Le mura esterne dell'opera fortificata sono state edificate sfruttando al meglio la naturale difendibilità del luogo e seguendo il profilo dello sperone roccioso che le ospita. Non presentano altre aperture oltre il solo ingresso al recinto. La torre era articolata su più piani suddivisi con ballatoi di legno e utilizzata sia come residenza del castellano sia come luogo di difesa in caso di necessità. Restano il primo piano e la cisterna. L'esterno di questa torre mostra una cappa fuligginosa, che sarebbe stato il luogo dove si bolliva l'olio da versare sui nemici. Ad avvalorare questa ipotesi si aggiunge il ritrovamento di due caldaie nel sottostante torrente Rivolta. All'interno del recinto murario si trovano i resti di una probabile piccola cappella a pianta quadrangolare, vicino alla torre sud. Un documento dell'anno 1277 riferisce della presenza stabile di un cappellano nel castello, avvalorando l'ipotesi dell'esistenza di un luogo di culto. Il castello fu edificato sui resti di un'antica fortezza romana costruita a difesa della strada che si dipartiva dalla Via Salaria nei pressi di Amatrice e, attraverso il cosiddetto Passo di Annibale, sboccava nella pianura di Campovalano. Costruito tra il XII e il XIII secolo come punto di osservazione e avvistamento fu eretto per volere di Manfredi di Sicilia su antecedenti costruzioni fortificate per controllare le strade di montagna che collegavano Ascoli Piceno a Teramo, meglio conosciute come i percorsi dell'Abruzzo Ascolano. Nell'anno 1273 fu dato in feudo a Riccardo di Agello. Dal 1361, passò sotto la dinastia degli Angiò. Racconta la tradizione popolare, che il castello fosse collegato da un lunghissimo tunnel sotterraneo, con la fortezza di Civitella che, da qui, è visibile in tutta la sua fierezza.