La Cattedrale di Atri è di Raimondo di Poggio e Rainaldo d’Atri, che la iniziarono verso il 1264, in sostituzione dell’Ecclesia de Atri, una chiesa romanica a cinque navate, eretta nel IX sec. Fu terminata nel 1305, mentre l’ottagono superiore del campanile venne apposto da Antonio da Lodi forse nel 1502. Maestosa ed elegante nel succedersi ordinato dei conci in pietra d’Istria, la facciata termina con uno splendido portale, sormontato da sottili incorniciature cuspidate, entro cui trova posto un eccellente rosone a forma di ruota. Gli archivolti, i capitelli, i piedritti furono scolpiti da Rainaldo d’Atri e Raimondo di Poggio che si ispirarono alla tradizione dei marmorari romani e pugliesi, ma seppero realizzare una corrente artistica di spicco da cui si originò la “Scuola Atriana” che fiorì per tutto il Trecento. Sul lato destro trovano tre portali datati e firmati. Il primo è di Rainaldo d’Atri (1305). Di chiaro stile gotico presente un’elaborata ornamentazione a traforo di capitelli con uccelli beccanti ed un lineare coronamento cuspidato. Forse non tutti sanno che nel mondo oltre che a Roma e L’Aquila, anche ad Atri esiste una Porta Santa. Infatti, come ormai da secoli accade, nell’ambito della settimana dedicata all’Assunta, ogni anno a metà Agosto, si ripete la sacra cerimonia dell’apertura della Porta Santa della Basilica della Cattedrale. Assunta a tanto onore probabilmente dal 1295, la Porta si trova nella Cattedrale, sul lato meridionale, ed è il primo portale da sinistra. Dal momento dell’apertura della Porta Santa e per otto giorni i fedeli hanno la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria, entrando dalla Porta Santa ed uscendo da quella centrale, dopo essersi confessati, comunicati ed aver recitato, con fede, un Pater Noster, una Ave Maria, un Credo e un Gloria (il popolo dei fedeli ha nel corso del tempo introdotto anche altri rituali). L’apertura della Porta Santa viene preceduta da un ampio corteo che si conclude dinanzi ad essa; ivi il Vescovo sosta in preghiera, successivamente bussa alla porta ed accenna ad aprirla, dall’interno due ministranti la spalancano rendendo così possibile l’accesso per la Perdonanza. L'interno si presenta in forma rettangolare a tre navate (originariamente cinque), molto contenuta rispetto al verticalismo gotico degli archi acuti. L’ampio spazio è interrotto da due serie di pilastri polistili, alcuni dei quali rivestiti in muratura. La luce penetra dall’occhio circolare della navata centrale e dalle finestre lunghe e strette che si aprono anche nel fianco destro. Mirabile è la visione che offre il Coro dei Canonici, specialmente a luci accese, con alle pareti il ciclo pittorico di Andrea de Litio (1465-1471). Esso costituisce non solo il capolavoro immortale del pittore, ma la più vasta opera pittorica del primo rinascimento in Abruzzo a dimostrazione delle risultanze a cui potevano giungere le idee innovatrici fiorentine, fuori Toscana, in una regione, nel regno Napoletano, molto sensibile all’evolversi degli stili e delle forme. Di recente sono stati riportati alla luce i resti delle navate circolari della chiesa di S. Maria preesistente, di cui si conservano muri parietali, il Coro ed i pilastri stroncati. L’affresco “Incontro dei vivi e dei morti” (1240 – 1250 circa), faceva parte dell’originaria chiesa del IX sec., a cinque navate; l’autore raffigura la vanità delle cose del mondo con due scheletri usciti da un sepolcro e tre nobili con paggi e cavalli, spaventati dalla vista. È un’opera stupenda per il tono raffinato e delicato con cui è trattata, simile ad una vasta miniatura. Soggetto ispirato alla cultura francese e bolognese presente a Napoli presso la corte angioina. Il campanile si trova sul filo del fianco sinistro, rivestito di conci in pietra d’Istria; è alto 54,5 metri ed ha una scala interna di 147 gradini. Pregevole esempio di architettura romanica, è a pianta quadrata, poggiante su un solido basamento di età romana. Iniziata la costruzione nel 1252 venne completata nel 1305 fino alla torre con le celle delle quattro campane. La parte terminale venne conclusa nel 1502 dal famoso architetto lombardo, Antonio da Lodi, che costruì simili cuspidi in molti campanili delle terre adriatiche. Formelle di ceramica sono inserite ad ornare il coronamento, come quelle della facciata della Chiesa di S. Nicola e del campanile di S. Agostino, provenivano dalle primitive fabbriche di Castelli. Chi sale sul campanile in una splendida mattinata potrà godere di un’ottima visuale panoramica, oltre a toccare severi bronzi, del peso di varie tonnellate. Da qui il visitatore potrà ammirare la città sottostante con le varie torri, in lontananza il Gran Sasso d’Italia e più da vicino il mare con la riviera adriatica. Con un buon cannocchiale da marina ed a cielo sereno spiccano anche le cime delle Alpi Dinariche nel territorio Jugoslavo.