La Riserva Naturale Regionale Oasi WWF dei Calanchi di Atri, in provincia di Teramo, è stata istituita nel 1995 e al suo interno racchiude forme di erosione dall’aspetto vario, i cosidetti calanchi, conosciuti anche come bolge dantesche o scrimoni, formatisi dal ruscellamento dell’acqua su terreni argillosi e marnosi rimasti privi della copertura boschiva. L’area della riserva si estende in ambiente collinare su una superficie di 380 ettari, dal fondovalle del torrente Piomba al Colle della Giustizia. La presenza dei calanchi non ha ostacolato la crescita delle piante, presenti anzi in gran numero nonostante le ondizioni di estremo disagio. Sono specie pioniere, per lo più xerofile, cioè resistenti all’aridità. La componente vegetale risulta strettamente legata alle tre diverse aree in cui si suddivide un calanco: margine, pareti e fondovalle. Area margine: nella parte alta del calanco si trovano specie appartenenti alla vegetazione naturale della collina, raggruppate in boschi termofili. Tra le specie erbacee riscontrate, l’erba medica (Medicago sativa), la sulla (Hedysarum coronarium), il carciofo selvatico (Cynara cardunculus), la liquirizia (Glycyrrhiza glabra). Tra le specie arbustive, la ginestra, il prugnolo selvatico (Prunus spinosa), la rosa canina (Rosa canina spp.), l’olmo (Ulmus spp.) ed il biancospino (Crataegus monogyna). Area pareti calanchive: lungo ripide pareti crescono le specie xerofile, abituate a climi caldi e molto secchi, e le specie che si sono adattate alla situazione grazie agli esili fusti, alla spinosità e all’imponente apparato radicale. Numerose sono graminacee, tra cui spiccano la gramigna litoranea (Elymus athericus) e la grattalingua (Reichardia picroides), poi la tamerice (Tamerix spp.) e il cappero (Capparis spinosa). Area fondovalle: caratterizzata da scarso irraggiamento solare e un’elevata umidità relativa, vi si raccolgono le acque dei vari bacini; si incontrano specie idrofile quali la canna di Plinio (Arundo donax), la carota selvatica (Daucus carota) e il trifoglio irsuto (Dorycnium hirsutum). Tra le specie arboree ed arbustive, la sanguinella (Cornus sanguinea), la roverella (Quercus pubescens), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra) e il salice bianco (Salix alba).
Come nascono i calanchi?
I calanchi sono un fenomeno geomorfologico erosivo provocato dall'acqua, tipico del clima mediterraneo. Perché si formi un calanco sono necessarie alcune condizioni: terreno prevalentemente argilloso ma con una certa percentuale di sabbia, versanti con pendenza elevata ma non eccessiva, esposizione preferibilmente a sud, suolo sottile e clima caratterizzato da fenomeni temporaleschi e stagioni secche.
L'argilla è un terreno formato da particelle microscopiche di forma lamellare, che aderiscono fra loro. Quando l'argilla è asciutta, il terreno diventa secco e pulverulento, con crepe e fessure sulla superficie; quando è bagnata diventa “plastica” e può essere facilmente modellata con le dita. I minerali che la compongono contengono poche sostanze nutritive facilmente utilizzabili dalle piante, che attecchiscono faticosamente.
Su un terreno argilloso secco e fessurato, l'impatto violento delle gocce d'acqua di un temporale provoca la disgregazione di piccole particelle di terra; se la pendenza è abbastanza elevata l'acqua scorre velocemente in superficie e nelle fessure, asportando ulteriori particelle e creando una serie di rigagnoli (ruscellamento).
Se le condizioni sono favorevoli, la velocità di erosione è superiore a quella di pedogenesi (cioè alla formazione di suolo adatto ad ospitare vegetazione). Il terreno si spoglia rapidamente del suolo, i rigagnoli s'ingrandiscono e si approfondiscono (erosione per fossi), aumentando di numero fino a disegnare un fitto reticolo idrografico in miniatura, con vallecole dai fianchi ripidissimi in cui l'erosione di fondo è più veloce di quella laterale (calanco).
Le particelle di argilla erose dall'acqua, che sono piccole e leggere, si accumulano alla base del calanco e vengono trasportate dai corsi d'acqua fino al mare. Nella parte alta del calanco, invece, la pendenza è così elevata che il terreno argilloso non può essere stabile: piccole frane si staccano continuamente, provocando l'arretramento del calanco fino alla sommità della collina.